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I miei giovani minatori

Tutti i venerdì esco di casa alle 06.30 per andare a Potosì, dove do lezione di filosofia ai seminaristi. Lascio la jeep in Tres Cruces e prendo il pulmino che va in città. Qualche venerdì fa, nel pulmino c’erano alcuni dei nostri ragazzi che hanno finito le superiori l’anno scorso. Mi salutano con gioia, chiedo loro dove stanno andando, e mi dicono: “a lavorare”.



Quando arriviamo nel pianoro dove iniziano le miniere, scendono, e rimango senza fiato: i miei giovani vanno a lavorare nelle miniere! Con il cuore in gola, inizio a pregare l’angelo custode di ciascuno, sperando che non succeda niente.

Qualche giorno dopo mi incontro con uno di loro, Yony, e gli chiedo: “Ma lavori nella miniera? E’ molto duro...” “Si, hermana, non c’è altra alternativa...” Ed è vero: il clima inclemente non permette di vivere nè di sopravvivvere con il lavoro del campo, e qualche tempo addietro Yony mi aveva detto che il prossimo anno vuole iniziare a studiare all’Università, e per questo cercava lavoro quest’anno.

L’incontro del venerdì si ripete: saluti calorosi, tra una battuta e l’altra. I ragazzi sono spensierati e un po’ biricchini: si fanno i dispetti e poi mi dicono, come dei bambini: “Hermanita, non mi lascia stare!” Scendono di nuovo lì, al centro minerario. Yony mi stringe la mano e mi dà un bel sorriso. Mi viene un nodo alla gola, e solo posso dirgli: “Che Dio ti protegga”. Mentre il pulmino si rimette in movimento, li vedo che scherzano tra loro, in attesa di salire all’entrata della miniera con un altro mezzo. Guardo la signora seduta al mio fianco e le dico: “Ah, tutti questi giovani che lavorano nelle miniere...” E lei annuisce, con il viso velato di tristezza. Cuori di mamme che si preoccupano dei ragazzi.



Poco tempo prima, aveva fatto notizia la storia di due giovani fratelli che erano rimasti intrappolati nelle gallerie del Cerro Rico, a causa di una frana. Per alcuni giorni erano riusciti a mantenere i contatti con l’esterno attraverso il telefono, poi... il silenzio. E non li hanno ancora trovati. Che ne sarà di Yony, di Ricky, che fino all’anno scorso venivano tutti i giorni alla mensa per studenti, ed oggi rischiano la vita entrando nelle viscere della terra?
Suor Maria Elena aveva chiacchierato con la mamma di due giovani che lavorano nelle miniere. “Guadagnano 900 pesos alla settimana” le condividide. Certo, da queste parti è un buon stipendio, soprattutto per giovanotti che sognano di comprarsi l’auto e costruirsi un futuro. Ma rischiando la vita ogni santo giorno.


I miei giovani minatori I miei giovani minatori Reviewed by abconsolata on 01:30 Rating: 5

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